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Buon Compleanno Roby

Ah, Roberto Baggio. Il calciatore italiano che ha trasformato la sofferenza in arte e il talento in un mito. Il nostro “Divin Codino” ha segnato la storia del calcio con la stessa precisione con cui ha mancato quel maledetto rigore nel Mondiale ’94. Ma andiamo per ordine, o meglio, per disordine, perché la carriera di Baggio è stata un po’ come un grande romanzo, con tanti capitoli, ma senza un vero lieto fine.


Dai Campi della Fiorentina all’Inferno di Torino


Baggio inizia la sua favola a Firenze, dove la sua classe sopraffina si ergeva più alta dei sogni dei tifosi viola. Con quella maglia, sembrava un dio sceso in campo. Poi, come spesso accade ai migliori, la Juventus lo compra, pagando un riscatto degno di un rapimento. Qui, sotto la guida di Marcello Lippi, il rapporto si trasforma in una telenovela brasiliana: amore-odio, battibecchi, e l’inevitabile separazione.


Il Pallone d’Oro e i Trofei… o la Mancanza di Essi


Nel 1993, il mondo lo incorona con il Pallone d’Oro, riconoscendo il suo genio calcistico. Ma nel calcio, come nella vita, i premi non sempre rispecchiano i trofei. Con la Juve, Baggio ha vinto più cuori che scudetti. La sua carriera è stata una collezione di infortuni, come se fosse stato maledetto da qualche divinità gelosa del suo talento.


Il Calvario del 1994


Ah, il Mondiale ’94! Il momento in cui Baggio ha trasformato l’America in un paese che capiva il calcio… solo per la durata di un rigore sbagliato. Quel tiro sopra la traversa non è solo nella storia dello sport, ma anche nel folklore italiano, come un monito di come tutto può cambiare in un battito di ciglia… o di coda.


La Rinascita a Brescia


Chiunque pensasse che Baggio fosse finito, ha sottovalutato il suo spirito. Con il Brescia, sotto la guida di Carlo Mazzone, Baggio ha mostrato che il calcio può essere ancora bello, anche quando non si vince. Qui, il Divin Codino ha dimostrato che la classe non è acqua, ma forse un po’ di vino buono, che migliora con l’età.


Il Paragone con Maradona?


Paragonare Baggio a Maradona è come paragonare un poetico sonetto a un urlo di battaglia. Entrambi magici, ma in modi completamente diversi. Maradona era il caos, Baggio l’ordine; Maradona la rivoluzione, Baggio l’evoluzione. Però, ammettiamolo, entrambi hanno dato il calcio alla noia.


La Nazionale: Una Storia di Amore e Dolore


In Nazionale, Baggio ha vissuto una storia d’amore complicata. Da eroe a capro espiatorio, con il rifiuto di Trapattoni per i Mondiali del 2002 come ciliegina sulla torta. Nonostante un recupero che avrebbe fatto invidia a Lazzaro, il nostro eroe non ha visto il campo di Giappone e Corea.


Conclusione


In conclusione, Roberto Baggio è stato tutto: un artista, un guerriero, un eroe tragico. La sua carriera è stata una sinfonia di alti e bassi, ma soprattutto, un esempio di come il talento puro possa coesistere con la tragedia umana. Per augurargli buon compleanno, chiudo con una citazione che sembra scritta per lui: “Non è la caduta che fa male, ma l’atterraggio.”


Buon compleanno, Roberto. Continua a volare. .

Fiorentina: Un Dramedy in due atti